Un insolito punto di vista

Meravigliosi i sette baci d’amore sul vaso vicino alla cassa. Oggi Roberto ha fatto una delle sue entrate plateali da attore consumato, con un bellissimo mazzo di rose rosse a stelo lunghissimo.
“Rosse sono le rose come rosso è l’amore che provo per te!”
“Sì, e rosso è anche il nostro conto in banca se non la smetti di fare lo scemo e non torni in cucina a lavorare!”
“Giulia, oh Giulia affacciati al bancone!”
“Roberto, oh Roberto ma perché non sei Romeo? Dai finiscila e vai di là, tanto so che le rose non le hai prese per me ma per il locale!”
“Va bene, torno di là!”
Che coppia! Sono anni che in silenzio li osservo dal solito posto, qui la luce non infastidisce; nelle ore più luminose del giorno, Giulia chiude un po’ i balconi e lascia che l’ambiente venga illuminato dalla luce calda dei piccoli lampadari in stile barocco sopra i tavoli.
Il locale è molto carino: è piccolino ma accogliente. Niente di lussuoso ma semplice, pulito e ben arredato. Le travi in legno scuro come il bancone del bar e i tavoli, sono schiariti dalle pareti bianche, dai quadri e dai fiori, che non mancano mai.
E poi ci sono io, donna d’altri tempi che indosso il mio abito di velluto nero: un imbuto che si stringe al collo dandomi un’aria severa ed elegante. I capelli li ho raccolti in uno chignon ed il loro colore perlato si accompagna benissimo con gli orecchini e la collana di perle.
Con gli anni le rughe si sono prese tutto lo spazio del mio viso, accartocciandolo senza pietà, ma per fortuna gli occhi sono rimasti quelli di sempre e lasciano trasparire la dolcezza nel mio sguardo.
Giulia sta aprendo la finestra per cambiare l’aria: è una bellissima giornata oggi, nonostante il freddo pungente, il sole mi accarezza il viso col suo debole calore invernale. E poi il paesaggio invita lo sguardo a soffermarsi sulle colline e sulle montagne appena innevate.
Il suono del campanellino alla porta del locale però, sposta la mia curiosità ai clienti appena entrati.
Sono quattro, un uomo ed una donna sui sessant’anni e un ragazzo e una ragazza sui trenta.
Il signore lo conosco, è Alberto, viene spesso a mangiare qui e la donna che tiene a braccetto deve essere la moglie. I ragazzi che sono con loro, continuano a sorridere, sembrano molto simpatici.
Che bello, hanno scelto il tavolo vicino a dove mi trovo io, così con le loro chiacchiere mi terranno compagnia.
Alberto come sempre è vestito bene, oggi è un casual elegante; nonostante l’età ha lo spirito di un ragazzino. Anche la moglie è un casual ma un po’ trasandato; a differenza di Alberto è silenziosa e lenta nei movimenti; sembra intimorita ma non so, qualcosa dentro di me mi dice che non è affatto una persona timida.
“Dai Laura, muovitiiii!”
“Alberto che c’è! Un attimo, un po’ di pazienza!”
Mi viene da ridere, chissà questi due dove si sono cercati, io comunque me ne sto sempre zitta al mio angolino e osservo. Ora si stanno avvicinando al tavolo anche i due ragazzi.
Lui è alto, magro, pallidino, capelli castano scuri occhi marroni e occhiali da vista. E’ vestito sportivo: jeans, maglioncino e mocassini neri. Si sta sfregando le mani e non è per il freddo, sa che da Giulia si mangia bene: ci è già venuto una volta. La ragazza non è molto alta, è minuta, anche lei un po’ pallida, ha i capelli lunghi castani e due occhi verdi curiosi. Indossa un vestitino blu, una giacca e stivaletti grigi. Continua a guardarsi intorno e dall’espressione soddisfatta che ha, il locale le piace.
“Carlo, sei già stato qui?”
“Sì! Sara qui si mangia benissimo e poi questo posto è proprio bello non trovi?”
“Hai ragione è caldo, accogliente, quasi una coccola. È molto, come si dice…uffa non mi viene la parola…ah ecco, trovato! È molto intimo!”
“Comunque ha ragione Alberto, ce lo meritiamo dopo la faticata di oggi!”
“Beh in effetti… quindi Carlo, niente sensi di colpa e ci abbuffiamo? ”
“Guarda Sara, i sensi di colpa mi verrebbero a non godermi un posto del genere”.
“Bene, allora andiamo a sederci, prima che quei due cambino idea”.
Giulia li guarda divertita, Alberto è un cliente simpatico e poi è un po’ come lei, è una persona semplice, gli piace la compagnia, mangiare bene, divertirsi ma anche lavorare perché il suo lavoro lo fa sentire vivo.
Anche Giulia e Roberto amano il loro lavoro e questo si vede nei clienti che ogni volta escono da qui soddisfatti.
Giulia si è avvicinata al tavolo e sta elencando il menù del giorno.
Poi va in cucina a consegnare le ordinazioni e torna al tavolo con i grissini, il pane e da bere.
“Alberto basta con quei grissini, quanti ne mangi?”
“Laura, che due scatole! Stai sempre a controllarmi! Sei capace per una volta di stare buona e pensare per te!”
I due ragazzi sorridono, per loro questi batti becchi sembrano all’ordine del giorno.
La ragazza continua a fissarmi, ogni tanto toglie lo sguardo ma poi torna da me.
Chissà perché la interesso tanto, non penso sia il vestito e nemmeno il mio viso stropicciato.
Sembra che guardandomi, si rilassi.
Ecco, sta arrivando Giulia, finché mangiano tranquilli, torno a guardare fuori dalla finestra, il paesaggio oggi è incantevole.
“Dice a me dei grissini e poi… Sara, guarda quanto pane si sta mangiando Laura!”
Sara non ne vuole sapere e sta risolvendo tutto sorridendo; il ragazzo, Carlo, fa lo stesso concentrandosi sulle fettuccine.
“Ma Alberto, cosa dici? Il pane mi serve per il sugo della pasta, altrimenti come faccio? E’ così buono, mica posso lasciarlo là!”
“Ecco, lei ha sempre la scusa pronta, ti pareva!”
Mi fa piacere vedere che tutti e quattro apprezzano la cucina di Roberto. Anche lui, come Giulia, mette passione in quello che fa e nonostante sia un lavoro stancante, non tralascia mai alcun particolare nel piatto. Per lui è un’opera d’arte e al momento di servirla in tavola deve essere perfetta.
Hanno quasi finito di mangiare, la ragazza non ce la fa a finire e ogni tanto si prende una pausa dal piatto e mi guarda ancora interessata. Chissà cosa sta pensando, forse mi porterebbe a casa sua?
E’ tornata Giulia, prendono tutti il caffè, il dolce proprio non ci sta. Peccato, oggi c’era anche la crema catalana, vorrei convincerli a prenderla ma non posso, devo rimanere al mio posto.
Sorridono soddisfatti, ne ero sicura. Ora, si stanno mettendo il cappotto e salutano Giulia e Roberto mentre Alberto va a pagare.
La ragazza, prima di uscire, si gira un’ultima volta a guardarmi e mi regala un sorriso. Chissà se tornerà a trovarmi e se si ricorderà di me quando tornerà a casa e racconterà a qualcuno di oggi.
Un po’ mi dispiace che vadano via; è più forte di me: non posso fare a meno di intrufolarmi nei tavoli, osservare ed ascoltare le persone e respirare l’atmosfera che li circonda.
Ma questo d’altronde è il mio ruolo nel locale, dove pezzi di vita entrano ed escono da quella porta, con un campanellino che suona l’inizio e la fine di ogni storia, ed io imprigionata nel dipinto di un vecchio quadro, li osservo dalla stessa parete di sempre.

Stefania Zanotto

P.S.
Finalmente l’ho sistemato. Grazie Ferie 😉

4 pensieri su “Un insolito punto di vista

  1. Non c’è niente da fare: ogni cosa che esce dalla tua penna è unica.
    In qualche passaggio, per i miei gusti, ti dilunghi troppo, tipo la raccolta delle ordinazioni…Ma questa è solo una mia opinione.
    Originale senz’altro il punto di vista scelto!
    Brava Stefy!!!

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  2. Ah ! Che descrizione dettagliata, così vera, quasi da assaporare, mentre leggo, le pietanze portate! Mi sembra di averla vissuta veramente quella situazione !!!

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  3. Alcune considerazioni personali:
    avrei esposto il Menù della Casa, lasciando poi i vari commenti delle pietanze, senza soffermarmi sulle singole scelte; “…che l’ambiente venga rischiarato dalla luce calda…” dato che la frase successiva dice “i tavoli sono ben illuminati…”; “… viene spesso a mangiare qui e la signora vicino a lui…” per non ripetere “donna” della frase precedente; “… io comunque me ne sto sempre zitta e dal mio angolino li osservo…”.
    A parte questo… impareggiabile, come sempre!

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