Il vecchio e il mare – E.Hemingway

di Stefania Zanotto

Venerdì mi sono arresa, ho abbandonato il foglio e le parole, e ho messo tutto a riposare.
Ho chiesto esilio al mio divano arancione, davanti alla tv spenta e alla libreria affollata.
Avevo bisogno di un abbraccio, di qualcuno che mi portasse via per un po’, in un posto tranquillo, lontano dalla confusione, dalle chiacchiere banali.
Ed è arrivato un vecchio silenzioso, ma con gli occhi color del mare e l’espressione di chi sapeva tutto e non diceva niente.
Mi ha fatto salire nella sua barca, con la vela piena di toppe, come la mia testa di pensieri.
Mi ha portato al largo, lontano dagli altri pescatori, lontano dagli 84 giorni difficili che lo precedevano. Cercava fortuna, un bel pesce.
Sono diventata un puntino piccolissimo in mezzo all’oceano, lontana da tutti, e dall’estate difficile trascorsa. Cercavo fortuna, un bel pezzo.
E mi sono sentita vecchia anch’io.
Tre giorni, sostenuti dall’acqua, senza vedere confini, senza l’odore della terra all’orizzonte.
Io, il vecchio e il mare.
Contro i nostri limiti e contro noi stessi.
È stato difficile aspettare, e poi combattere a lungo.
Costanza e insistenza ci hanno ripagati, il vecchio ha preso il pesce e io ho preso il pezzo.
Ma eravamo troppo lontano coi nostri tesori legati alla barca.
Abbiamo avuto paura e li abbiamo persi, li hanno fatti a brandelli gli squali, ingoiandoli un pezzo alla volta.
E abbiamo lottato con le ultime armi che ci restavano: la rabbia e l’orgoglio.
Alla fine ci sono rimasti solo la testa e la pinna, il titolo e la coda.
E siamo tornati a terra, feriti, stanchi e battuti; il vecchio nella capanna, io nel divano, lasciando la carcassa del pesce alle onde e questo post al blog.

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