L’ultimo cliente era appena uscito.
Giovanni abbassò la serranda e chiuse a chiave la porta. In sottofondo Ligabue cantava: …quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà. / Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Si versò un dito di cognac e si sedette, dove si sedeva sempre lei, la ragazza dagli occhi tristi.
Arrivava tutte le sere dopo le nove. Ordinava un caffè e rimaneva seduta là, il tempo di una canzone.
Poi si alzava, lo guardava, gli faceva un cenno. E usciva a testa bassa.
Ogni sera però lasciava sul tavolino qualcosa di scritto. Un ‘pezzetto di vita’.
Stasera non era venuta. E a lui mancavano le sue parole.
Di tipi strani nel locale ne passavano tanti. Appoggiavano i gomiti sul bancone e parlavano, parlavano. Uomini abbandonati o che tradivano, donne abbandonate o che tradivano.
Ma la ragazza dagli occhi tristi non parlava mai, lei scriveva. E lui leggeva, e leggendo entrava nel suo mondo, e un po’ di quel mondo stava diventando suo.
Spente le luci, Giovanni uscì dalla porta sul retro. Un vento gelido lo investì.
Alzò il bavero del cappotto e senza fretta si avviò verso casa.
Maela
Corso di scrittura – prof. Angelo Ferrarini
Ho visto questa scena, con pochi tratti l’hai descritta così bene che pareva di guardare lo spezzone di un film…
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Grazie. Sarebbe bello sapere come finisce… Mirella, al corso, ha proseguito la storia, ma continua…
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C’è una bella musica in quel locale. E non è sempre merito delle canzoni. Qualche volta infatti la musica bella entra da fuori e si siede.
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Si siede e lascia una traccia indelebile.
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O esce da dentro e riempie qualsiasi posto…
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