Sostieni Alice

ciabatte

Sono solo 300 metri ma preferisco farli in bici!
Mio fratello non capisce una mazza, è un rompiballe, strafottente e pure ignorante, aggiungo io.
Qualsiasi pretesto è buono per prendermi per il culo! Di solito lo sopporto bene, sa di aria viziata ma in questo periodo che sono sotto esami, non lo respiro proprio, è una scoreggia maleodorante.
Stasera, come ogni martedì, mi trovo in biblioteca con due compagne di classe a preparare la tesina da portare all’esame di maturità.
Ci vado in bici ok? Sì, proprio in bici! No, non sono un bradipo e nemmeno ho il culo, come dice lui, da sostegno, è solo che finiamo tardi, si fa buio, la strada diventa semideserta e sulle due ruote mi sento più sicura.
Ma tanto non mi sente, è troppo preso a mostrare la Golf nuova (di seconda mano) ai suoi amici che sono tutti più fighi e più intelligenti di lui, e non ci vuole molto.
E pensare che Laura e Chiara non fanno altro che ripetermi che sono fortunata ad avere un fratello più grande, pure carino (a capire dove), di conoscere i suoi amici, averli che girano per casa e a poter ascoltare i loro discorsi.
Quelle due non capiscono niente.
Prima cosa, fosse anche figo, è mio fratello e che cavolo me ne faccio? Motivo in più per lui di farmi sentire una merdaccia.
Seconda cosa, non conosco i suoi amici, non me li ha presentati, non ci parlo perché mio fratello fa sempre da interprete, e comunque, quando vengono qui se ne stanno per i fatti loro e non ci pensano proprio a chiamare anche me.
Terza cosa, loro non fanno discorsi, fanno gare di rutti o di scoregge, giocano alla play, guardano video porno o stronzate su You Tube. E se mai, ok mai è assoluto, ma se qualche volta, accidentalmente, parlano di ragazze – di solito parlano di gnocca – è un continuo riferimento a triangoli, curve, intersezioni, rette. Insomma una pallosa geometria maschile.
E mentre da scema sto a parlare da sola per convincere quelle due, che tanto non sono qua e non mi sentiranno mai, mi faccio coraggio per andare in garage che fermenta di maschi allupati e scemi, dove c’è la mia bicicletta, che serve a me, che devo andare in biblioteca, che è tardi, che ho poca voglia, che ho pure una brutta cera, che adesso che mi viene in mente è pure da fare che coi peli che ho ci faccio una treccia, che non so come non dare nell’occhio, che devo mettermi pure le scarpe in garage, che adesso ho le ciabatte degli Looney Tunes che fanno poco femmina, che non voglio che mi prendano per il culo che ci pensa già mio fratello, che lo ha fatto apposta a mettersi là con quelli per fare un dispetto a me.
Beh, me ne frego, testa alta, seconda in fuori, panciera stretta, glutei contratti e non sia mai che questa volta ce la faccio!
Ma arrivo in garage, si bloccano tutti, smettono di parlare e mi guardano.
Non li filo manco di striscio e cerco di farmi invisibile anche se le ciabatte e la maglietta giallo fluorescente mi fanno tanto segnale stradale.
Vado verso le scarpe, ho la maglia troppo scollata, se mi abbasso si vede tutto e rovino l’effetto vedo non vedo, ho pure i jeans a vita bassa, se mi metto di schiena vedono le brasiliane a fiorellini che ho comprato al Tezenis ieri.
Sto pensando di mettermi di profilo, così in mezzo a tante cose da guardare, magari si perdono qualche particolare.
Mi viene il nervoso, a 18 anni ho già le caldane, la sfiga mi perseguita.
Guardo disperata la mia unica via di fuga: la bici. Mi ha mollato pure lei, ha una gomma a terra e guarda caso, proprio quella dietro e mio fratello che se n’é accorto ha giusto sottolineato che è colpa del mio culo che senza sostegno, adesso deve muoversi e andare in biblioteca a piedi.
E mentre dribblo due cretini che si offrono volontari a pomparmi… la bici, mi guarda lui, quello che parla poco, che ha quegli occhi grigi che parlano per lui, che sembra così fuori posto in mezzo a quelli perché è così bello, che oggi ha pure quei jeans slavati che gli fanno un culo da paura e la maglia bianca della Diesel che gli disegna bene i pettorali che come lui sono né troppi e né troppo pochi ma praticamente perfetti.
Io lo guardo e mi perdo, lui mi guarda e sorride (sottolineo, sorride non ride!) e poi da quella bocca, lunga e sottile incastrata in una mandibola squadrata da attore americano, escono parole divine:
– Alice, lascia perdere la bici, ti do un passaggio io in vespa –
E quasi al limite dello svenimento io abbozzo un tremante, s s si.
Poi è un film: salgo in vespa, mi dà il suo casco, mi aggrappo a lui, sento l’aria sul viso, il suo profumo, siamo io, lui e nient’altro. Niente strada, né rumori, né persone, né alberi nel vialetto, nemmeno Laura e Chiara a bocca aperta davanti alla biblioteca che fanno da titoli di coda al mio bel cortometraggio già finito.
A malincuore saluto Marco che mi dà (lui, lui!) due baci sulle guance, lo ringrazio del passaggio (dei baci no, passo da sfigata) e mi dice che fra un’oretta viene a prendermi, che sono a piedi, che ho le ciabatte degli Looney Tunes, che sono belle ma se a casa mi metto le scarpe è meglio, che poi mi porta al cinema e a bere qualcosa.
E io gli prometto che faccio presto, che in mezz’ora me la sbrigo, che arrivati a casa mi metto le scarpe, che non vedo l’ora di andare al cinema e di stare un po’ insieme a lui. E gli sorrido e mi sorride che vado bella fiera dalle mie amiche che mi guardano invidiose, che entro in biblioteca come una dea con le ciabatte degli Looney Tunes e per mezz’ora non faccio altro che pensare a lui, a noi, alla vespa, al cinema, alla sua bocca e al culo… di avere un fratello da sostegno come il mio!

Stefania Zanotto

P.S.
Scusate se col titolo vi ho un po’ presi in giro, ma ogni tanto mi diverto anch’io 😉

4 pensieri su “Sostieni Alice

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