di Stefania Zanotto
Non ho voglia di scrivere la fine:
non ho un sipario di velluto rosso,
non sono brava a far grandi discorsi.
Penso a mia mamma quando dice: chi
lascia la strada vecchia per la nuova
sa quel che lascia.
Innumerevoli punti di vista:
il finale che non è una fine,
la torta, più vegana non c’era
il vino, non era quello giusto
una gallina, che non fa uova
e i saluti, non erano saluti.
Incontenibile polifonia:
c’è chi c’ha sempre qualcosa da dire:
[mangi! che la morte ci trovi vivi]
o chi sta zitto e tiene tanto dentro
[prima o dopo ve lo dirò]
chi parla piano e chi troppo veloce
[o entrambe]
chi lo scrive meglio e lo legge peggio
[io scrivo mica leggo]
chi recita bene e non dice tutto
[poi la Serpe sarei io]
Incredibile la diversità:
la magia di uno sbaglio
in fondo
chi di noi non ha mai fatto un errore?
Errore di battito:
uno scherzo del cuore.
C’è chi dice che è solo
questione di battute
e il ritmo cambia.
Cambiano le destinazioni allora
il finale non è la fine
e orizzonte è la strada nuova.
Stef
Strada nuova? Allora mi serve la bussola. 🙂
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Per la strada nuova non preoccuparti, segui le indicazioni che ti ho dato e illustrato alla lavagna la prima volta semina chicchi di granturco come Pollicino, può essere un aiuto alla bussola.
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non è detto, non c’è finale, la fine è il finale, ti fermi e quella è, ci pensa il lettore se ha voglia, ogni verso è una fine, sporto sul piccolo pozzo del ricomincio, mi fermo ed è la fine, ma anche no, ricomincio quando voglio, stoppo, c’ sempre un stoppino che fumiga, per riprendere il fuoco che mi brucia dentro, ah ah ah, siamo soli come i versi singoli, mettiamoci in strofa
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